COMUNE DI OPPEANO
Oppeano si trova inserito nella direttrice di importanti vie di comunicazione stradale che consentono un’agevole mobilità delle persone e delle merci, quali la S.S. 434 “Transpolesana” e la futura “Mediana” di collegamento del casello di Nogarole Rocca dell’autostrada del Brennero con il casello di Soave dell’autostrada Brescia-Padova. Tale viabilità ha determinato (e determinerà ancor più negli anni) un forte impulso urbanistico.
Ulteriori informazioni
Le origini del paese sono remote: nel nostro territorio presero stanza popolazioni di provenienza ignota, forse risalenti all'età neolitica (fine III millennio a.C.) e a quella del Bronzo (II millennio). In quelle epoche si sviluppò nel veronese la civiltà dei palafitticoli: tracce delle loro abitazioni, con utensili di pietra e terracotta, sono state trovate nelle ricche torbiere di Vallese e Feniletto alla fine dell'800 e agli inizi del 900. A Feniletto è stata anche ritrovata una palafitta, che probabilmente sorgeva in una zona boscosa al largo di un ampio stagno, posta su pali di quercia e castagno e munita di una lunga passerella pure su pali che la collegava al terrazzo alluvionale depositato dal fiume Adige, del cui passaggio i dossi portano tutt'ora testimonianza. Molto più importanti e ricchi sono i segni lasciati dalla civiltà Atestina, che dall'Adige prende il nome: i sepolcreti ritrovati alla Montara, alle Franchine e a Ca' del Ferro sono i ritrovamenti più importanti dopo quelli di Este. Gli Atestini bruciavano i cadaveri dei defunti, ne raccoglievano le ceneri e le conservavano in olle funerarie, che per lo più venivano a loro volta racchiuse in vasi di terra variamente decorati con oggetti cari al defunto, quali aghi, anelli, amuleti, fibule, cinturoni in bronzo, punte di freccia e pugnali. Il cimelio più prezioso che reca lustro al Comune è comunque “l'Elmo di Oppeano”, ritrovato in località Montara e custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze: si tratta di un assai curioso copricapo bronzeo in forma conica, decorato esternamente con punzonature raffiguranti cavalli e uno strano quadrupede. Anche nel SIC (Sito d’Interesse Comunitario) della “valle”, ovvero la vasta ed umida bassura che delimita l'espansione settentrionale dell'abitato odierno, sono stati ritrovati numerosi insediamenti palafitticoli paleoveneti, custoditi ora in vari Musei italiani e, in piccola parte, nel locale Museo Civico.
Il nome Oppeano deriva, secondo citazioni risalenti alla fine del IX secolo d.C., da “Opdanum”, oppure “Oppidanum”, oppure “Castropedanum” (rimandi all’idea di borgo fortificato) o da “Eupedanum” (che suggerisce ai grecisti l’idea di bella pianura comodamente abitabile). Nel Medioevo il nucleo del capoluogo era formato dal campanile romanico della Pieve e dalla Torre di Ezzelino agli angoli e dalla Torre Civica al centro della Piazza: un profilo caratteristico che successivamente, in epoca veneziana, si costella di complessi architettonici di rilevanti dimensioni, quali le corti rurali, che ancor oggi emergono qua e là tra le terre appena seminate e talvolta anche in centro paese. Parallelamente a queste imponenti emergenze architettoniche si hanno i minuti affioramenti di capitelli disseminati nelle contrade, che affiancano gli oratori privati di qualche corte, segni delle religiosità assieme alle Chiese Parrocchiali, sentimento che si perpetua ancor oggi nelle sagre dei paesi, commistione di elementi sacri ed elementi popolari che nel loro intrecciarsi costituiscono lo spirito della festa. Dopo gli Scaligeri e la breve parentesi viscontea, il territorio oppeanese rimase quasi ininterrottamente per 4 secoli sotto la giurisdizione veneziana (1405 – 1797).